giovedì 21 maggio 2015

21 Maggio

L'Expo è quel convivere di culture diverse.
Un incontro che ci calma ed arricchisce; ci colpisce per quell'alternarsi di colori della pelle differenti, forme degli occhi e modi di porsi:
l'organizzazione dei giapponesi, la naturalità degli svizzeri, il patriottismo dei cileni, l'efficienza dei tedeschi, la gentilezza dei coreani.


Passeggiare dunque per il Decumano, a destra e sinistra un susseguirsi di padiglioni firmati da grandi architetti... una vera gioia fotografarli.









Attraversare Piazza Italia.
Scorgere sulla sinistra il fatidico Albero della Vita.
Osservarlo.
Ha un'aria familiare.
Fermarsi a riflettere.
C'è qualcosa di vagamente rinascimentale in lui.
Ci arrivo:
l'albero ha rami e radici identici al disegno di Piazza del Campidoglio del nostro Michelangelo.



E la sera, quando la luce del giorno lentamente sviene per dar spazio alla notte, l'albero prende vita e da inizio ad uno show di zampilli d'acqua che giocano allegri in una combinazione di luci e musica.
Un albero che di giorno sembra deludere un po' ma che di notte rinasce e stupisce prendendo forme inaspettate dando vita ad uno spettacolo emozionante ed unico nel suo genere.
Da non perdere assolutamente.



Inizio il mio giro tra i padiglioni (mi manca quello italiano, al mio tre potete iniziare a lapidarmi): tra tutti mi colpiscono molto quello svizzero e quello coreano.

-Padiglione Svizzero: l'emblema della semplicità.
Si entra in quattro torri con scaffali pieni di quattro prodotti diversi: il caffè, le mele, il sale e l'acqua.
Dicono: "prendete tutto ciò che volete" lasciandovi così riempire le tasche.
Si correggono: "prendete solo ciò di cui avete veramente bisogno perché tutto quello che ora prendete lo toglierete a qualcun altro in quanto gli scaffali non verranno riforniti".
Ed istintivamente vuotate le tasche.
All'uscita dal padiglione una scritta inquietante che colpisce e ti segna:


-Padiglione Coreano (Korea del Sud): la fame nel mondo.
 In una delle sale (tra l'altro davvero molto spettacolari) c'è "l'ologramma" di un bambino accovacciato e denutrito che cerca cibo e non lo trova e ogni tanto si volta verso l'interlocutore per guardarlo con quell'aria stanca, triste e affamata.




La tecnologia è al servizio di un "marketing" sociale che funziona perché commuove, impressiona e sciocca il visitatore.
Un appunto.
La guida coreana che mi ha portato a spasso per il padiglione è un figo da paura: che Dio benedica lui, la sua voce profonda e i cuori di tutte le turiste che in questi mesi spezzerà :D !
Ciao Cho!<3

E poi girovagando trovo un padiglione che da spazio alla poesia.
Il padiglione del Cile, patria del mio adorato Neruda.
All'ingresso una splendida composizione di Raul Zurita che racconta l'amore e il rispetto per la natura.


All'uscita trovo uno spazio vendita con centinaia di prodotti tipici cileni (vini, conserve, pepe, sale, spezie...) e libri di poesie di Neruda.







Ma veniamo al piatto forte:
Alla Vita, lo spettacolo di Cirque du Soleil.

Ho due cose da dirvi.
1) Ho avuto la possibilità di provare una reflex cazzuta della Canon, la EOS 6D con un 24-105mm. Normalmente sono abituata a scattare in manuale con una Nikon D90 e avere tra le mani una full frame con quegli ISO (100-25600 standard, 50-102800 expanded) mi ha emozionato non poco. Gli attori tra l'altro mantenevano le espressioni per diversi secondi, dandomi così la possibilità di scattare e giocare con gli ISO, appunto. Ho ottenuto foto molto luminose e nitide con poco rumore a 5400 e 6000. Senza flash, ovvio. Guardare per credere.







2) Lo spettacolo acrobatico ad un certo punto si è fatto talmente incredibile che mi ha totalmente deconcentrato dalla mia fissazione per gli scatti. Mi è lentamente caduta la mascella e sono rimasta letteralmente a bocca aperta (come quando a 5 anni vidi per la prima volta il soffitto della Basilica di S. Francesco ad Assisi).
Questi atleti "volano" con una semplicità disarmante.
Fanno "cose che voi umani non potete nemmeno immaginare".
Rendono possibile l'impossibile in uno spettacolo unico, colorato, spericolato, a tratti romantico, commuovente e sbalorditivo.
Li guardo pensando a tutti gli ostacoli che mentalmente ci creiamo:
"Use the Force, Luke" e come questi acrobati li supereremo uno ad uno.

Il racconto del mio "viaggio" finisce qui, per approfondimenti e informazioni vi consiglio caldamente il post "EXPO IN UN SOLO GIORNO: ECCO LA GUIDA" de "Il giornale del Cibo" che ho trovato molto utile ed esaustivo:
http://www.ilgiornaledelcibo.it/padiglioni-expo-cosa-vedere/

Vi lascio con le foto di cibi e piatti che ho assaggiato tra il padiglione coreano, giapponese, svizzero e CIR Food.

Padiglione Svizzero

  
CIR Food


CIR Food

  
CIR Food


CIR Food


Padiglione Coreano


Padiglione Coreano


Padiglione Coreano


Padiglione Giapponese


Padiglione Giapponese


Padiglione Giapponese


 Padiglione Giapponese


Padiglione Giapponese


Ciao e al prossimo viaggio! ;)



2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  2. Ma un giro nel cluster del caffè? Niente? :(

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