martedì 10 marzo 2015

10 Marzo

Terzo piano, a sinistra.
Dritto, poi in fondo e ancora a sinistra.
E sempre dritto.
Entro.
Non la vedo.
Esco.
"Scusi deve esserci un errore, qui non c'è".
"Signorina, è lei. Quella del letto B".
Quella del letto B...
Mi avvicino.
C'è una signora distesa ma non è lei.
Cristo.
E' lei.

Non la vedevo da 4 anni (la mia non è una famiglia propriamente unita).
Ma ora è lì, irriconoscibile e mi sento una merda per non essere andata a trovarla in tutti questi anni.
89 anni, Morbo di Alzheimer.
Finita in ospedale per una polmonite.
Un corpo di 140 cm ancora più piccolo ora che giace accartocciato su se stesso.
Una mano scheletrica le copre il volto.
Tolgo il cappotto, la sciarpa e il cappello.
Mi metto davanti a lei.
La fisso.
Impotente.
Un nodo alla gola mi impedisce di parlarle.
Lei c'è ma non c'è.
O forse si.
Le parlo.
Non risponde.
Neanche si toglie quella mano dal viso.
Mi siedo.
Rifletto su non so cosa.
Mi rialzo.
Torno da lei.
Le accarezzo la spalla nuda, calda e magra.
Reagisce.
Si toglie la mano dal viso.
Ha le guance rosse.
E lo sguardo totalmente perso nel vuoto.
Nonna, sono Maddy. La figlia di Carlo.
Carlo.
Tuo figlio.
Dopo viene a trovarti.
Carlo.
Le prendo la mano.
Così piccola.
Leggera.
Distrutta dall'artrite.
Ma le sue dita si animano e iniziano a tastarmi i polpastrelli.
E' attratta dal mio smalto rosso e non c'è verso che smetta di guardarlo.
Le stringo la mano.
Mai state così vicine in 33 anni.
Possibile che due persone debbano avvicinarsi solo in momenti come questi, quando ormai tutto è perduto?

Nonna.
Sono Maddy.
Maddy e Maria.
Una delle tue nipotine.
Alza lo sguardo.
Sta succedendo qualcosa.
Ha capito.
Pronuncia la metà del mio nome e mi guarda negli occhi.
Le lacrime le rigano il viso.
E rigano anche il mio.

Penso.
"Tu sei il timballo della domeniche a pranzo di 25 anni fa, le patatine fritte e le fette di pollo impanate.
E quelle lumachine di mare.
E l'odore di caffè.
E le 10mila lire ogni Natale.
E la tua parlantina pronta a farmi i cazziatoni.
Tutto il resto che di te non mi è mai piaciuto oggi lo voglio dimenticare.
Tu per me oggi sei questo".

Me ne vado.
La lascio.
Non è sola.
E' in compagnia dei suoi fantasmi.
E il suo volto, ora confuso, ora apatico, torna a fissare quel vuoto.
Quel vuoto che si porterà dentro fino alla fine dei suoi giorni.



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