lunedì 16 marzo 2015

16 Marzo

Prima o poi ognuno di noi dovrà decidere per qualcun altro.
Perché troppo vecchio.
Malato.
Incosciente.

Sei confuso perché non sai cosa devi fare.
Sai cosa non vuoi.
Non vuoi che soffra.
E ti rivolgi ai medici.
Chiedi loro un parere.
E te li ritrovi dietro a quelle scrivanie, freddi, distaccati e anche un po' stronzi.
Uno di questi mi fa:
"A mio padre quando stava male e non sapeva più nutrirsi, non gli ho messo alcuna pic (alimentazione per via venosa) o sondino.
Ho aspettato che lentamente si spegnesse.
Oggi si tende a forzare tutto, troppo.
Signorina, sua nonna è quasi arrivata.
Se il corpo non vuole più cibarsi è perché la "macchina" è giunta al termine del suo funzionamento.
Le consiglio la pic, provate a darle da mangiare, se ci riuscite senza forzarla beh siete stati fortunati.
Ma ho i miei dubbi.
Ma tentare non nuoce."

In settimana tornerà a casa.
Nella sua relativa demenza da Alzheimer lei non ripete altro: "Casa, casa".
E casa sia.
Nel frattempo passa le giornate a "giocare" a stirare le lenzuola, cucirle, sistemarle.
A volte è come se scuotesse una tovaglia per liberarla dalle briciole:
"Ma che casino. Chi ha messo in disordine? Quello non ha fatto niente. Chiudi la finestra. Ohhh si è allagato."
E parla così, sottovoce, come una continua lamentela.
Ogni giorno.

Ieri c'era quasi tutta la famiglia riunita in ospedale, un evento che non accadeva da boh almeno 10 anni.
E lei di colpo si è ripresa, arzilla, si guardava intorno stimolata e sembrava improvvisamente più viva.
E poi mi ha guardato a lungo le mani.
Fissato lo smalto.
Improvvisamente ha preso un angolo del lenzuolo e ha provato a togliermi lo smalto.
Poi ha cercato di sfilarmi gli anelli.
Mi sono avvicinata e ha fatto una smorfia.
Non sopporta i profumi.
Strana questa cosa.
A 89 anni le si è sviluppato molto l'olfatto.

Sono accanto a lei.
Oggi è particolarmente irrequieta.
Ha uno sguardo completamente smarrito.
Occhi sbarrati.
Una mano che ogni tanto si porta al viso per coprirsi gli occhi.
E' così confusa.
Ed io impotente.
Vorrei che lei si riprendesse, che continuasse a mangiare fino alla fine dei suoi giorni.
E invece è lì che non è più capace di inghiottire.
E una polmonite che i farmaci stanno tenendo a bada.
E non so cosa sia più giusto, se la pic o un sondino nello stomaco.
Ognuno dice una cosa diversa e io voglio solo che soffra il meno possibile.

L'orario di visite è terminato.
Cappotto, sciarpa, cappello.
Borsa.
Mi guarda.
E la lascio con tutti i miei dubbi su quel letto di ospedale.
E me ne vado malinconicamente via.

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