venerdì 17 aprile 2015

Le meretrici di Caravaggio: Parte Prima


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Nelle prime tre lezioni abbiamo conosciuto un amico di Caravaggio, Mario Minniti come soggetto di molte sue opere.
Basta.
Da oggi si parla di figa.
Fillide Melangroni.
Caravaggio presto si innamora di questa bellissima donna (amore tra l’altro ricambiato) all’inizio prostituta di strada che in seguito farà le fortune del protettore nonché trombamico Ranuccio Tomassoni: diventerà meretrice di alto rango ed educatrice di nuove putt… cortigiane.
Ma Merisi, che a lei si avvicinò quando ancora batteva per la strada e le quali prestazioni erano a quei tempi per lui economicamente accessibili, non può più permettersi di sbattersela vigorosamente e allo stesso tempo non può soffrire l’idea della “sua” donna tra le braccia di altri amanti, soprattutto di Ranuccio.
Nel tempo crescono i dissapori tra il pittore e il pappone, contrasti che si concluderanno il 28 maggio 1606 quando, durante una partita a pallacorda, Merisi approfitterà della caduta di Ranuccio per estrarre la spada e tagliargli l’uccello, altresì detto:
“Radica, ucello,
Cicio, nerbo, tortore, pennarolo,
Pezzo-de-carne, manico, cetrolo,
Asperge, cucuzzola e stennarello”
(Scusate, ma Gioacchino Belli ci stava tutto)
Quindi Caravaggio taglia il sacro membro a Ranuccio che da lì a poco morirà dissanguato.
Fillide, che fa rima con sifilide, nei quadri è facilmente riconoscibile per il difetto che la ragazza aveva nella sua mano sinistra, un problema all’anulare. Una slogatura? Un danno ad un nervo? Troppi “movimenti” di mano?
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Compare probabilmente in 5 quadri del Merisi*:
Fillide800
Ritratto della cortigiana Fillide, 1597
Santa Caterina d’Alessandria, 1598
Marta e Maria Maddalena, 1598
Giuditta e Oloferne, 1599
Natività con i santi Lorenzo e Francesco, 1600
Non potendo parlare di tutti e 5 che altrimenti divento più noiosa di 5 puntate di Sanremo, scegliete voi quelli che preferite…
Col cazzo.
“Santa Caterina d’Alessandria” e “Giuditta e Oloferne”.
Santa Caterina d’Alessandria
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Autore: Michelangelo Merisi da Caravaggio
Data: 1598-1599
Tecnica: olio su tela
Dimensioni: 173×133 cm
Ubicazione: Museo Thyssen-Bornemisza, Madrid
Praticamente una martire bonazza vestita pure da gran figona.
Troviamo i simboli della sua storia: una palma adagiata per terra come metafora del suo martirio, la ruota dentata tra i quali raggi l’Imperatore avrebbe voluto che si spezzasse il suo corpo, la spadache infine la decapitò.
Morte e desiderio viaggiano pericolosamente lungo la stessa lunghezza d’onda: la Santa poggia il corpo contro una delle punte della ruota (quanta sessualità in una punta!), regge tra le mani la spada accarezzandone sensualmente la lama insanguinata dal suo stesso sangue, quella fredda lama d’acciaio che la penetrerà e che sarà la consumazione delle sue nozze col Cristo.
(Come potete vedere non sono io a vedere il sesso in ogni cosa, ma è l’arte stessa che trasuda desiderio carnale e sensualità da tutti i pori!)
Giuditta e Oloferne
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Autore: Michelangelo Merisi da Caravaggio
Data: 1599
Tecnica: olio su tela
Dimensioni: 145×195 cm
Ubicazione: Galleria nazionale di arte antica, Roma
Ecco cosa succede quando gli uomini ci rompono le palle se siamo premestrue!
Giuditta è un’eroina che liberò la città di Betulia dal dominio degli Assiri: adescò il loro generale e lo decapitò nella sua tenda e con la sua stessa spada.
Una concentrazione feroce e spietata, aggrotta le sopracciglia mentre con le braccia possenti tira per i capelli la testa del generale così da vedere meglio dove inciderlo e lo fa con una precisione talmente maniacale che gli recide all’istante la giugulare.
Il sangue schizza a iosa.
La serva guarda impassibile con occhi sbarrati e freddi ed è pronta ad avvolgere la testa con il sacco che regge in mano.
Lo sfigato di Oloferne d’altro canto forse è già morto o forse sta urlando il suo ultimo grido (maybe fermo-immagine sulla “A” di “Porca”).
Per essere un episodio biblico lo scenario però è un po’ strano.
Caravaggio sembra adattare la storia ad un altro contesto.
Pare di essere in un bordello.
Oloferne è un cliente deficiente che deve aver fatto una mega cazzata: non avrà pagato? avrà menato una prostituta?
E trova così la morte per mano della puttana stessa (Giuditta) che con una scimitarra (unico riferimento di Caravaggio al contesto storico dell’episodio) gli fa esalare l’ultimo respiro nello stesso letto dei sollazzi della “sera prima”.
Ma dove c’è la mano di Michelangelo Merisi troviamo sempre Morte e Sensualità che danzano a braccetto. In quest’opera dove si cela la “carne”?
Guardate Giuditta. Oltre ad essere maledettamente femmina, stupenda, incazzata, decisa e arrapantissima, dentro a quel vestito che cosa nasconde?
La voluttuosità del suo corpo si espande saturando l’intera scena stessa:
il vestito non riesce a nascondere la sua umida eccitazione davanti al brivido di uccidere quell’uomo.
Giuditta ha praticamente i capezzoli dritti.
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Seguirono critiche per l’estremo realismo dell’opera.
Annibale Carracci, acerrimo rivale di Caravaggio, la criticò in quattro parole:
“Forzato pure a dire il suo parere sopra una Giuditta di Caravaggio -non so dir altro- rispose-se non ch’ella è troppo naturale“.
Ma Merisi è esattamente questo: è realismo e naturalismo.
Pensate al dito di Fillide in Santa Caterina d’Alessandria o in Marta e Maddalena.
Avrebbe potuto rappresentarla con delle dita sane, invece ha preferito conservarne il difetto e riportarlo nella tela anche se il soggetto non è una prostituta bensì una santa.
Basta.
Lezioncina pesante?
Tenetevi pronti per la prossima che sarà peggio. Scherzo.
Parlerò di un’altra modella di Caravaggio, Annuccia, (amica e “collega” di Fillide) e di un quadro che a me sta particolarmente a cuore.
La lezione è finita,
andate e copulate in pace.
Ameni.
Bibliografia:
“Caravaggio, Vita Sacra e Profana”, Andrew Graham-Dixon
*Per l’immagine ringrazio il sito http://www.cultorweb.com/
Post pubblicato per il LoLington Post del 13 Aprile 2015: http://www.lolingtonpost.it/2015/04/13/le-meretrici-di-caravaggio-parte-prima/

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